Giocare aiuta i bambini a diventare grandi
Giocare è un’attività tipica dell’età infantile ed è indispensabile per lo sviluppo della persona. Sono ormai tanti gli studi scientifici che dimostrano che il gioco, e soprattutto il gioco libero, aiuta i piccoli a sviluppare abilità sociali e problem solving.
Oggi, tuttavia, molto del tempo extra-scolastico dei giovani è occupato da attività collaterali sottoposte a regole o al controllo degli adulti, come, ad esempio lo sport, i corsi di musica ecc.
Anche queste attività sono importanti per sviluppare alcune capacità cognitive, ma le evidenze suggeriscono che il gioco libero non andrebbe trascurato a motivo del ruolo fondamentale che riveste per il benessere psicologico dei più piccoli… e non solo!
Il gioco senza regole
Gli sport, i giochi da tavolo, le attività ricreative hanno sempre un regolamento da rispettare. Un bambino che pratica sport sarà un adulto in grado di seguire norme di comportamento condivise. Svilupperà valori imprescindibili come il gioco di squadra, l’impegno, la lealtà, la condivisione, l’empatia. Tuttavia gli psicologi evolutivi sono piuttosto concordi nel sostenere che il gioco libero, ovvero il gioco senza regole, è altrettanto importante.
Giocare libera(mente)
Parliamo di gioco libero quando il bambino utilizza la fantasia per divertirsi: giochi di parole, giochi di ruolo come ad esempio “giocare alla maestra” o “giocare a fare la mamma o il papà” ecc. Si tratta di processi che coinvolgono il pensiero, ma anche la vista, il tatto, l’udito, la memoria e mettono in contatto il mondo interiore del bambino con il mondo esterno.
Questo tipo di attività può essere condotta da soli o in compagnia di altri bambini. In ogni caso aiuta a sviluppare alcune competenze sociali che favoriranno la persona, una volta diventata adulta, a misurarsi con i propri punti di debolezza, ma anche con i propri punti di forza e ad affinare quelle capacità utili ad affrontare la realtà. Ad esempio, il gioco libero aiuta a:
- sviluppare l’empatia, mettendosi nei panni degli altri quando si impersona un ruolo;
- rafforzare i legami sociali, dal momento che i bambini nel gioco libero in gruppo sono costretti a cooperare, pur in assenza di regolamenti e di un adulto che controlli il comportamento di tutti, per far sì che il gioco funzioni e vada avanti;
- migliorare le competenze di creatività e problem solving.
Non solo: la capacità di giocare e di usare la fantasia aiuta anche a ridurre lo stress. Questo fenomeno potrebbe spiegarsi con il fatto che i bambini nel gioco libero possono costruire fantasie rassicuranti, che li aiutano a gestire al meglio le ansie e i piccoli problemi.
Giocare è il modo in cui i bambini imparano la vita, non diversamente da come i cuccioli di altre specie animali fanno con la lotta, che li aiuta ad esempio a simulare la caccia o gli scontri tra pari che dovranno affrontare in età adulta.
Mai smettere di giocare
Sebbene il gioco sia proprio dell’età infantile, non bisognerebbe smettere mai di giocare. Anzi, l’attività ludica aiuta anche gli adulti a mantenere stabili i rapporti sociali e a regolare il tono dell’umore, ad allenare il pensiero all’empatia e al problem solving.
Per essere definito gioco, anche da adulti, l’attività ludica non deve avere uno scopo e non deve creare stress, ma deve fluire liberamente: danzare, correre, fare sport per divertirsi, disegnare, costruire qualcosa con le mani per il gusto di farlo, fare giochi di parole ecc.
Anche da grandi, giocare è una cosa seria.
Cosa fare se un bambino non gioca
Tutti i bambini sono naturalmente portati a giocare. Un bambino che non gioca manifesta inevitabilmente un disagio.
Un bambino che non gioca con i propri pari, probabilmente soffrirà di carenza di autostima e accuserà insicurezze che influenzano negativamente il rapporto con i coetanei. Se invece non gioca neppure individualmente, è triste, apatico e disinteressato potrebbe nutrire un disagio personale profondo.
Quando si osserva questo comportamento anomalo, la prima cosa da fare è parlare con il piccolo per aiutarlo a tirare fuori le sue emozioni negative e a costruire una strategia di problem solving. Tuttavia, l’intervento dei genitori potrebbe non essere sufficiente, perché il disagio del bambino richiede competenze specifiche.
Lo psicologo è il professionista che può aiutare anche i più piccoli a tirare fuori le proprie emozioni e individuare le cause delle difficoltà non verbalizzate, utilizzando diverse tecniche e mezzi espressivi. Al contempo, può fornire al bambino e ai genitori gli strumenti necessari per affrontare la situazione, modificare i pensieri e attuare comportamenti funzionali a recuperare il gusto per il gioco e la spensieratezza dell’infanzia.
Per info e appuntamenti contatta la psicologa dott.ssa Ada Antonelli.
Questo articolo contiene informazioni generali e non sostituisce il consulto di un professionista.