La relazione

La Relazione

Noi-qui-ora

“Gli esseri umani hanno bisogno di sentire
che gli altri li ascoltano e li capiscono.”
(O’ Shaughnessy)

Il modo di ammalarsi è uguale per tutti quando le malattie sono del corpo, è unico e specifico quando la malattia è dell’anima. La sofferenza non si pesa; muta e solitaria, appartiene a ciascuno di noi con il suo peculiare milionesimo di diversità. Saperlo cogliere fa la differenza.

 “Curare” non significa semplicemente guarire in senso clinico. “Curare” vuol dire prendersi cura dell’altro, custodirlo, occuparsene, ma significa anche “non abbandonare mai”. Per questo, l’esperienza con il terapeuta deve trasmettere un sincero e amorevole interesse partecipato  che va oltre il tempo dell’incontro, che non è attenzione fugace, ma la scoperta e la creazione di una modalità di interagire con gli altri che ci accompagnerà per tutta la vita.                    

Un percorso di cura e di cambiamento si snoda ed è efficace solo se poggia su un solido legame di fiducia e l’empatia deve essere realmente vissuta e sentita da entrambi gli attori.

È dalla relazione che si instaura che inizia un processo di cambiamento, la relazione diventa luogo dove ci si sente accolti, ascoltati, rispettati, meritevoli di fiducia, amore e attenzione.

La “competenza di chi cura” non deve avere il sopravvento sull’umanità, né bisogna lasciarsi distrarre dai sintomi, dalla diagnosi, dalle procedure, dai test. Questo ostacola la visione d’insieme, si corre il rischio di non vedere una “vita”, ma un ruolo e si riduce la capacità di porsi in relazione con l’altro comepersona.

La relazione con il terapeuta può diventare una sorta di risarcimento relazionale, ma anche lo spazio dove è possibile pensare modelli di vita alternativi, diversi da quelli abituali; il “tempo” della relazione può diventare il tempo che restituisce speranza, un tempo presente che impegna in qualcosa che ha un senso, indipendentemente dal risultato finale.

Così intesa, la speranza, libera dall’angoscia dell’attesa, insegna a sostenere il dolore, rende protagonisti e dà quella forza d’animo per ri-leggere il passato e aprirsi con fiducia ad un futuro diverso e possibile.