//Scrivere in corsivo ci insegna a ragionare. E parlare in corsivo?

Scrivere in corsivo ci insegna a ragionare. E parlare in corsivo?


parlare in corsivo e scrivere in corsivo

Il corsivo è il tipo di scrittura che i bambini apprendono più tardi, dopo essere passati attraverso lo stampatello maiuscolo e minuscolo. Il motivo è che scrivere in corsivo richiede abilità manuali e cognitive più avanzate ed è, in età evolutiva, un’attività fondamentale per un loro armonico sviluppo.

Cosa assai diversa è parlare in corsivo, fenomeno del momento avviato e promosso dall’influencer di Tik Tok. In questo articolo affronteremo il tema del complesso rapporto tra la scrittura a mano, soprattutto in corsivo, e lo sviluppo del ragionamento. Ma cercheremo anche di capire se parlare in corsivo è un bene o un male per i giovanissimi.

Imparare a scrivere in corsivo insegna ai bambini a ragionare

Lo sviluppo del pensiero, del linguaggio, del raziocinio e della manualità sono strettamente correlati tra loro perché chiamano in causa aree comuni del cervello.

In un mio precedente articolo ho già trattato la questione della scrittura a mano nei bambini. Il contatto della mano con la penna e con il foglio, il movimento nello spazio, attivano un collegamento tra il ragionamento interiore e lo spazio esterno, già di per sé, richiedono e sviluppano capacità attentive e riflessive.

Scrivere a mano in corsivo aiuta, dunque, il bambino a sviluppare competenze pratiche e razionali fondamentali per crescere.

Nella scrittura in corsivo, la mano deve dare continuità al tratto. Il nome “corsivo” viene dal fatto che è un tipo di scrittura rapido, in cui la penna “corre” sul foglio. Alla luce di ciò è chiaro che per arrivare a questo tipo di scrittura è necessario sviluppare e affinare abilità avanzate:

  • di manualità;
  • di ragionamento;
  • di lessico;
  • di grammatica.

Quanto più la mente e la mano del bambino si allenano a scrivere in corsivo, tanto più il cervello sarà in grado di coordinare azione e pensiero in modo immediato, articolato ed efficace.

Questo vale anche quando si parla in corsivo? Valutiamolo assieme.

Parlare in corsivo: pro e contro

Il fenomeno del parlare in corsivo è nato nei mesi scorsi dalla giovanissima Tik Toker Elisa Esposito, che ha iniziato a girare dei video sui social poi diventati un vero e proprio trend in Italia.

Per parlare in corsivo si usano dittonghi, flessioni e cadenze che storpiano un po’ l’accento milanese ecc. La moda è dilagata soprattutto tra i giovanissimi, ma è stato un fenomeno piuttosto divisivo tra chi lo ha osannato e chi lo ha avversato.

A livello di sviluppo del pensiero, parlare in corsivo non ha né pro né contro. Sicuramente non favorisce lo sviluppo cognitivo, ma neppure fa regredire le competenze di chi possiede già un linguaggio ricco e articolato. Del resto non è la prima volta che si diffonde una moda del genere: tra la fine degli anni ‘90 e i primi 2000 i bambini parlavano il farfallino, una lingua che consisteva nell’aggiungere nel ripetere una vocale preceduta da -F per ogni sillaba pronunciata.

Parlare in corsivo non minaccia la cultura e la progressione della lingua, ma ci mette in guardia rispetto al potere dei social di creare fenomeni di massa.

In questo caso si tratta di un trend piuttosto ingenuo, che non nuoce ai bambini e agli adolescenti che imitano la Tik Toker. Tuttavia, la velocità e l’ampiezza di diffusione di questa moda dovrebbe avvertire i genitori di sorvegliare ciò che guardano sui social i propri figli, perché potrebbero diffondersi Trend ben più dannosi.

Sotto il profilo dello sviluppo delle competenze linguistiche, invece, il corsivo parlato è decisamente semplificante, ma rappresenta una moda che è verosimilmente destinata a passare in pochi mesi.

Cosa succede se la lingua cambia

Ci sono altri aspetti della lingua che stanno cambiando e che meriterebbero maggiore attenzione perché sono il diretto riflesso di una società che affronta mutamenti profondi.

Alcune mutazioni sono lo specchio di cambiamenti culturali: il ricorso allo schwa e agli asteristichi per evitare riferimenti al genere e al sesso, la richiesta pressante di adottare le forme femminili dei sostantivi che indicano mestieri e professioni ecc.

Altre tendenze della lingua sono più preoccupanti perché invece sono il segnale di una capacità di ragionamento sempre più ridotta: la progressiva scomparsa dei congiuntivi, delle subordinate, la riduzione del lessico, l’appiattimento della lingua, ci dicono che stiamo perdendo la capacità di ragionare in maniera ampia e complessa.

La semplificazione e l’appiattimento riguardano anche la lingua scritta. Il digitale, i correttori automatici, i suggeritori di parole stanno rendendo la scrittura una questione sempre più standardizzata. La punteggiatura viene meno, l’attenzione a sorvegliare l’errore è demandata ai dispositivi e i suggerimenti automatici annullano lo sforzo di pensare alla costruzione della frase. Con il rischio di ripetere frasi sempre uguali e di ridurre il ragionamento a poche semplici operazioni elementari.

In questo senso imparare a scrivere sulla carta, a mano, afferrando la penna e leggere molto possono aiutare i bambini a sviluppare capacità riflessive, creative e cognitive che rischiano di affievolirsi, con evidenti rischi sul progresso emotivo, sociale e politico della nostra società.