//Mentire a se stessi, ovvero dissonanza cognitiva

Mentire a se stessi, ovvero dissonanza cognitiva


Sagome - dissonanza cognitiva

Una dissonanza cognitiva, in psicologia, è una dissonanza mentale tra il modo in cui predichiamo e il modo in cui agiamo. A dire la verità, nessuno è esente da questo fenomeno. Per cose grandi o piccole, a chiunque capita di comportarsi in modo diverso rispetto ai valori che dichiara di avere.

Sui temi più importanti e sugli atteggiamenti e i comportamenti reiterati, la dissonanza cognitiva, però, può portare a mentire a se stessi. Come avviene questo meccanismo?

Dissonanza cognitiva e blind spots (punti ciechi in cui manca la visibilità)

Quando giudichiamo il comportamento degli altri, lo facciamo attraverso il filtro imposto dai nostri valori e dalle nostre convinzioni.

Il ragionamento che ci fa giudicare le azioni, quando non è dettato da invidia, rabbia, gelosia, amore, forte simpatia o sentimenti che possono influenzare il nostro giudizio, è quasi sempre piuttosto razionale.

Il discorso, però, è molto diverso quando dobbiamo giudicare le nostre azioni, soprattutto in caso di dissonanza cognitiva.

Quando ci comportiamo in modo diverso da ciò che professiamo (e cioè quando “predichiamo bene, ma razzoliamo male”, per usare un’espressione popolare) proviamo disagio.

Questo disagio è inevitabile, perché ci troviamo in una sorta di conflitto con la nostra stessa identità. Ovviamente, non tutte le dissonanze cognitive creano lo stesso grado di disagio: più le azioni sono in aperto contrasto con le nostre convinzioni / dichiarazioni, meno ci sentiamo bene con noi stessi.

Per sistemare la situazione, ricorriamo a giustificazioni basate su discorsi irrazionali, dei quali ci autoconvinciamo. Per questo si può dire che le dissonanze cognitive inducono a mentire a se stessi.

Come mai non riusciamo ad essere sempre coerenti? Il problema è che percepiamo le nostre azioni e le nostre scelte in modo soggettivo. Non è più la ragione a fare da padrona, ma sono i sentimenti, le emozioni, i vissuti. In psicologia si parla di blind spots, ossia macchie nere che talvolta ci impediscono di guardare in modo chiaro, completo e cristallino alle nostre azioni e ai nostri atteggiamenti.

Come risponde il nostro cervello alla dissonanza cognitiva

Come abbiamo detto, la dissonanza cognitiva produce disagio. Non accettiamo l’incoerenza tra i nostri valori / dichiarazioni e le nostre azioni / atteggiamenti.

Di fronte ad una situazione di difficoltà psicologica come questa, il nostro cervello attiva una serie di processi razionali per fronteggiare il disagio:

  1. trovare una giustificazione, ricorrendo di solito a motivazioni socialmente accettate nella comunità in cui apparteniamo. Per esempio, un cattolico praticante che fa sesso prima del matrimonio si giustificherà basando il suo ragionamento sul fatto che è un comportamento diffuso, sdoganato e quindi non più immorale;
  2. cercare di avvicinare le due situazioni dissonanti, anche quando non è razionalmente possibile. Un esempio famoso? La ben nota “ultima sigaretta” de la Coscienza di Zeno di Italo Svevo. Il protagonista sa bene che deve smettere di fumare, per questo giustifica ogni sigaretta che fuma convincendosi che sarà l’ultima.

Smettere di mentire a se stessi

Per uscire dai meccanismi della dissonanza cognitiva ed evitare di mentire a se stessi, ci sono delle strade percorribili. In genere, è più facile spezzare il meccanismo quando siamo spinti da una motivazione forte ad eliminare l’incongruenza oppure quando il disagio provocato dalla dissonanza è troppo forte.

Per altro la dissonanza cognitiva può avere anche un effetto positivo e protettivo in alcuni casi. Può aiutarci in primissima battuta a superare dei traumi come per esempio la rottura di un matrimonio, la perdita di un’occasione di lavoro importante ecc.

Il rischio è però adeguarsi alla dissonanza cognitiva e finire per mentire a se stessi in modo sempre più automatico, continuativo e inconsapevole. Sono soprattutto le persone con bassa autostima o con disagi psicologici ad essere esposte a questo rischio.

Per questo di fronte a eventi traumatici o bias cognitivi che ci mettono a disagio con noi stessi può essere opportuno consultare uno psicologo, per individuare eventuali meccanismi mentali non funzionali e disinnescarli il prima possibile.

Questo articolo contiene informazioni generiche e non sostituisce il parere di un professionista.

TAGS: