La fine della coppia non è la fine della famiglia
“L’infanzia è il suolo sul quale andremo a camminare per tutta la vita”
La Commissione Scientifica “Cismai”, di cui con orgoglio ho fatto parte, ha elaborato un documento per “La tutela dei minorenni nelle separazioni gravemente conflittuali” di cui c’è stata la presentazione il 29 aprile 2020.
E’ stata un’esperienza preziosa di confronto, dibattito, scambio, crescita umana e professionale per affrontare in maniera sempre più efficace la complessa e frequente realtà della separazione, di fronte alla quale non siamo mai abbastanza preparati.
Nonostante l’immagine convenzionale di “porto sicuro”, la famiglia è spesso luogo e teatro di conflitti, dolore, deprivazione affettiva, condizioni che si inaspriscono, aumentano di intensità, violenza con il protrarsi anche per anni di contese giudiziarie di cui i figli sono vittime inconsapevoli.
Gli esiti nefasti di un’infanzia trascorsa in famiglie disfunzionali o “in mezzo” a separazioni gravemente conflittuali, sono dimostrati ampiamente da molte ricerche, così come dalla terapia di molti pazienti adulti ed evidenziano un blocco dello sviluppo emotivo e un suo dispiegarsi in problemi psicopatologici anche gravi in età adolescenziale e adulta.
Il sistema giudiziario viene utilizzato dai genitori come un palcoscenico dove rappresentare la propria sofferenza, portare le rivendicazioni infinite, nell’illusione di una rapida risoluzione dei propri problemi personali, spesso attribuiti erroneamente, ma con ferrea convinzione all’altro genitore.
E’ urgente promuovere e mettere in campo azioni di prevenzione primaria tese a un cambiamento culturale, perché in moltissimi casi la separazione/divorzio gravemente conflittuale appartiene al campo della salute mentale, ancorché a quello della giustizia. Muovere dalle cause e non dagli effetti con un lavoro congiunto di tutte le figure professionali coinvolte nel rispetto delle normative Nazionali e Internazionali che ribadiscono quale principio cardine “il superiore interesse del minore”, troppo spesso disatteso.