//Il linguaggio nel colloquio psicologico: una chiave per il cambiamento

Il linguaggio nel colloquio psicologico: una chiave per il cambiamento


Sono sempre stata convinta che solo una parte della nostra comunicazione avvenga a livello cosciente, per questo, prestare attenzione, acquisire consapevolezza di cosa diciamo e di come lo diciamo influenza moltissimo non solo chi ci sta di fronte, ma soprattutto noi stessi.

Ad esempio le frasi “Quel prof. mi fa innervosire o “Divento nervoso quando vedo quel prof.”, sembrano identiche, ma se ci pensiamo un attimo non è così. Nella prima riconosco al prof. Il potere di rendermi nervoso, nella seconda sono io che, volendo, posso modificare o evitare una situazione per me sgradevole.

Questo per dire che lavorare sulla narrazione e anche proprio sul linguaggio comunicativo è, per me, un valido strumento con il quale aiutare i pazienti ad assumere una consapevolezza comunicativa che, piano piano, produrrà una diversa percezione della realtà e un cambiamento nel modo di relazionarsi con se stessi e con gli altri.

Un altro aspetto utile, durante i colloqui, è l’uso della metafora, soprattutto quando i pensieri o le emozioni del paziente sono difficili o troppo dolorosi da comunicare in maniera esplicita.
Attraverso la metafora è possibile “entrare” nelle emozioni dell’altro e condividerle, è una sorta di concessione al confine fra realtà e fantasia.

Non ci sono metafore preconfezionate, per tutte le stagioni, ma la metafora adatta a quella situazione e a quella particolare persona.
La metafora, così come la terapia, deve essere “su misura”, come un abito che si fa cucire dal sarto (tanto per rimanere in tema), si fa il modello, si taglia, si imbastisce, si prova due o tre volte, si corregge, attraverso un lavoro artigianale che rende unico quel vestito e con esso chi lo indossa.

La metafora è un lavoro creativo, si costruisce nel luogo della relazione e consente di affinare la capacità di vedere con gli occhi dell’altro, “sentire” le emozioni dell’altro, abbattere le resistenze e indirizzare il paziente verso un cambiamento di cui egli stesso sarà protagonista.

Il disegno è di una mia paziente (che mi ha permesso gentilmente di pubblicarlo) ed è la rappresentazione di una frase tratta dal “Piccolo principe”:

“E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”
Antoine De Saint-Exupèry