I sogni, questi sconosciuti…
I sogni…questi sconosciuti, forse anche per questo, di noi, sappiamo così poco!
I sogni continuano a esercitare su di me uno strano fascino, seppure inquietanti e, a volte, assai poco comprensibili, sfuggenti a qualsiasi logica della nostra coscienza, mi trascinano in un’altra dimensione, in quella parte di me sconosciuta, laddove, sono certa che un significato ce l’hanno, ma ahimé, non è né facile né immediato scoprirlo.
Durante gli anni del mio percorso di crescita/formazione ho capito che i sogni possono avere un’importanza fondamentale nella nostra vita, nel senso che rappresentano tutto ciò che razionalmente, moralmente, coscientemente non possiamo permetterci neppure di pensare, di nominare, rappresentano la realtà parallela che desideriamo, ma che non possiamo permetterci. Anche i sogni più terrificanti sono, in qualche modo adattivi e, per inspiegabili alchimie della nostra mente, sono liberatori, fanno sì che la realtà ci sia meno ostile o ci rimandano messaggi “cifrati” per farci capire cosa ce la rende, talora, così dolorosa.
Certo, immersi nella vita di oggi così frenetica, sempre di corsa o distratti dal telefonino, non lasciamo spazio al ricordo di un sogno che abbiamo fatto e che ci ricordiamo (si sogna sempre, anche se non ne conserviamo memoria) per riviverlo da svegli e chiederci: perché? Non ci concediamo il lusso di fermarci un attimo per ascoltare come risuona dentro di noi, per dare tempo e spazio ai pensieri e alle emozioni di ritrovarsi, per connettersi con noi stessi e dare un senso a ciò che apparentemente non ne ha.
Eppure, inspiegabilmente, possiamo ritrovarci a sorridere o ad asciugare una lacrima di cui non ci eravamo accorti, o essere attraversati da un’ondata di malinconia o da un moto d’affetto: altri mondi, altri spazi, altri tempi, vicini o lontani, ma sempre nostri, lì a ricordarci che oggi siamo anche quei sogni; peccato che trovino scarsa considerazione nella nostra coscienza e raramente, abbiamo voglia di raccontarli e di “leggerli”: il sogno è sognato per svelarsi e svelare, per realizzarsi nel suo racconto.
Non sono niente
Non sarò mai niente.
Non posso volere
d’essere niente.
A parte questo, ho in me
tutti i sogni del mondo.
(F. Pessoa)