//Ancora in tempo. La fragilità e la forza delle parole

Ancora in tempo. La fragilità e la forza delle parole


A luglio è stato pubblicato il mio primo libro, “Ancora in tempo. La fragilità e la forza delle parole”, dall’editore Albatros. Ne ho parlato anche nel corso di un’intervista per Odeon TV.

Il libro affronta il potere della narrazione come strumento terapeutico e come parte integrante del rapporto tra paziente e psicologo.

La narrazione non è qualcosa di esterno alla realtà, ma è parte integrante del modo in cui la percepiamo. Pertanto, cambiando la narrazione della nostra storia di vita, possiamo agire profondamente sui nostri sentimenti e sulle nostre emozioni.

Questa non è solo una cosa che gli psicologi imparano all’Università, ma è un dato di fatto che ho potuto osservare lungo tutto il mio percorso professionale. 

I racconti reali dei miei pazienti

Il modo in cui i pazienti hanno raccontato la loro vita, le metafore utilizzate, i loro discorsi hanno sempre influenzato moltissimo il modo in cui hanno percepito i fatti e la loro condizione.

Spesso, il lavoro dello psicologo consiste proprio nell’aiutare le persone a riformulare il pensiero in maniera più assertiva, più razionale, o semplicemente nuova.

Questa esperienza è racchiusa in “Ancora in Tempo”, il libro, nel quale ho deciso di affrontare alcuni temi che sono dei veri e propri terreni di lotta per i miei pazienti e non solo: il rapporto con la famiglia, l’autostima e il concetto di sé, il disagio giovanile, l’ansia e la depressione, la dipendenza affettiva, i problemi di relazione, l’autolesionismo e le tendenze suicide, la morte. Ma ho deciso di concludere questo percorso con un ultimo capitolo dedicato alla rinascita, alla consapevolezza, alla compassione.

Per ciascuno di questi temi, ho riportato le narrazioni fatte da molte persone che ho incontrato lungo la mia “strada”: le loro parole sono sincere, immediate, vive e sono certa che il lettore possa rispecchiarsi in tante emozioni e stati d’animo. Paure, disagi, dolore, senso di colpa e di vergogna, voglia di ricominciare: queste sensazioni appartengono a tutti e conoscere i racconti altrui ci aiuta a riconoscerle in noi stessi.

Come cambia la narrazione di chi affronta i suoi demoni

Una cosa che salta all’occhio in queste narrazioni è la differenza tra l’interpretazione dei fatti dei pazienti che stanno soffrendo, rispetto a quelli che hanno rimesso ordine nella propria vita. 

La vita non è mai perfetta o priva di guai e nonostante la moda di mostrare delle esistenze da copertina, sempre divertenti e scintillanti, non esiste un solo essere umano che non abbia il proprio bagaglio emotivo e le proprie sofferenze. Quello che cambia, soprattutto in chi affronta un percorso psicologico, è l’interpretazione dei fatti. 

Chi ha il coraggio di guardare a fondo i propri disagi e di affrontare i suoi demoni, trova una nuova chiave di lettura e cambia narrazione. Non cambia la vita, ma cambia il modo di guardarla. Le persone che attraversano il buio, attraverso un percorso psicologico spesso riescono a riemergere con uno sguardo più luminoso, in grado di captare le opportunità e il bello che l’esistenza ha da offrire. Soprattutto, imparano ad avere compassione di sé è degli altri. 


Questo sentimento non è pietà o pena, ma è la capacità di vivere lo “stesso sentire” e le stesse emozioni, di essere comprensivi e non giudicanti. Guardare senza paura gli errori degli altri e i propri è un traguardo che spariglia tutte le carte in tavola. Secondo la mia esperienza di psicologa, proprio questa è una delle chiavi per vivere un’esistenza libera e realizzare se stessi in maniera serena, soddisfacente, piena.