Aumentare l’autostima e costruire l’identità
Il web è pieno di decaloghi su come aumentare l’autostima, lasciando nell’ombra l’aspetto di interdipendenza che la stima di sé ha con la costruzione della propria identità. Un approccio normativo e parziale alla conoscenza di sé, che, tra l’altro, difficilmente può andare bene universalmente per tutti.
Le cause di una scarsa autostima, riflesso di una scarsa consapevolezza della propria identità, possono essere tante e sono quasi sempre da ricercare nella relazione con gli altri: nel rapporto con i genitori da piccoli, nelle relazioni amicali, sociali, ma hanno a che fare, soprattutto, con la costruzione della propria identità. L’impatto delle relazioni, della fiducia e della soggettiva percezione della realtà nella costruzione del nostro “io”, pesa molto più delle esperienze e dei risultati oggettivi.
«Sono ciò che penso che tu pensi che io sia».”
(Daniel Goleman)
Identità e autostima
L’identità e l’autostima sono due caratterizzazioni della personalità che vanno a braccetto, ma non sono la stessa cosa.
L’identità definisce ciò che una persona è, per indole, caratteristiche biologiche, caratteriali, genetiche, ma anche culturali, religiose, familiari. A pesare nella costruzione dell’identità è il grado di soddisfacimento dei bisogni fondamentali durante i primi anni di vita: affetto, attenzione, protezione.
Se questi bisogni non sono soddisfatti, l’individuo, diventando adulto svilupperà insicurezze e fragilità o, al contrario, risponderà con un atteggiamento violento per proteggersi.
L’autostima invece non definisce ciò che una persona è, ma come una persona si valuta. Cambia nel corso del tempo ed è influenzata da fattori esterni, eventi e contingenze. Nell’età adulta, quando l’individuo è al culmine delle proprie energie fisiche e mentali, l’autostima tende ad essere più alta. Mentre per adolescenti e anziani, l’autovalutazione tende ad essere più negativa.
Il concetto di sé durante la crescita
Con la crescita, identità e autostima si influenzano reciprocamente attraverso le relazioni sempre più ampie: la scuola, i gruppi sportivi, la vita sociale e, in qualsiasi momento, l’individuo può cambiare atteggiamenti, comportamenti, credenze e amicizie. Si rafforza, si definisce e si riconosce nella sua peculiare identità proprio sulla base di una equilibrata autostima, indipendentemente dalle prestazioni, dalle aspettative (a volte assurde) degli adulti, degli amici, della società.
Da questo punto di vista, l’elemento più importante per la crescita di un bambino è valore di sé, che dipende dal sentirsi degno di essere amato. Un bambino che si sente amato, protetto, apprezzato ha sicuramente maggiori possibilità di fare associazioni positive rispetto alla sua identità e al valore che gli si riconosce. Quel valore che sarà la base per la costruzione della sua autostima.
Aumentare l’autostima?
La costruzione dell’identità e l’acquisizione di una sana autostima sono, dunque, processi che iniziano nella primissima infanzia e si interfacciano in maniera dinamica lungo tutto l’arco della vita. Ciò che pensiamo di essere e ciò che pensiamo di saper fare (fiducia in sé) sono i parametri alla base di ogni relazione, in primis con noi stessi, e sono a fondamento della nostra filosofia di vita.
Il comportamento umano si estrinseca sulla base dell’identificazione di complessi, articolati, flessibili modi di essere da un lato e, contestualmente, sulla credenza che un determinato modo di agire abbia l’approvazione degli altri.
In questo senso “identità” e “autostima” si richiamano e rinviano costantemente l’una all’altra.
Crisi di identità e autostima
In ciascun individuo coesistono molte identità. Ci sono identità positive, che ci piacciono, ad esempio essere una “persona affermata sul lavoro” e identità negative, che non ci piacciono, ad esempio essere una “persona aggressiva”.
Questo è il motivo per cui, quando una persona perde un’identità importante, va in crisi: la sua autostima, cioè il valore che si attribuisce per merito di quell’identità, non c’è più e il suo ego vacilla, va in frantumi, resta privo di riferimenti.
La questione è, dunque, avviare quel processo di costruzione identitaria su pilastri che non contemplino solo ed esclusivamente beni materiali, temporanei, perché inevitabilmente precari, fuggevoli, transitori, senza alcuna garanzia di durare quanto la nostra vita.
Se una persona si identifica con il lavoro, andrà in crisi se viene licenziata, indipendentemente dai motivi. Se si identifica con “il vestirsi alla moda”, andrà in crisi se non avrà sufficiente denaro per continuare a farlo. Se si identifica con la “giovinezza”, andrà in crisi quando i segni del tempo saranno visibili. Queste perdite saranno un attacco mortale all’unica cosa davvero importante, che nessun essere umano vuole perdere: la propria autostima.
Scegliere beni di lunga durata, permanenti, potrebbe essere la via che ci consente di sottrarci ai capricci, agli imprevisti e al naturale corso della vita. Identificarci con le nostre conoscenze, con le nostre reali capacità, con la certezza di essere persone “perbene”. Riconoscerci un valore per come siamo, a prescindere da ciò che possediamo, essere consapevoli delle nostre fragilità, ma anche dei nostri punti di forza, sono alcuni aspetti che ci permettono di definire noi stessi e che porteremo sempre con noi.
Quindi, come aumentare l’autostima?
L’autostima non deve essere quantitativa ma qualitativa. Più che aumentarla, cioè, andrebbe migliorata. Questo si può fare solamente esercitandosi a modificare il giudizio qualitativo che ciascuno fa di se stesso.
Le persone con una buona autostima, sono quelle che sanno accettare successi, fallimenti ed errori senza colpevolizzarsi eccessivamente ma assumendosene la responsabilità. Allo stesso modo, di fronte alle vittorie, hanno la capacità di riconoscere i propri meriti senza per questo ritenersi migliori degli altri.
Conoscersi a fondo è un processo lungo che non si conclude dall’oggi al domani e passa attraverso la consapevolezza che “chi siamo e chi crediamo di essere” sono due cose molto diverse. Uno dei più grandi benefici di un percorso con uno psicologo è proprio quello di imparare a valutarsi, accettarsi e perdonarsi per le inevitabili fragilità.