Bianco o nero: abbandonare il pensiero dicotomico e essere più felici
Bianco o nero, giusto o sbagliato, buono o cattivo. Il pensiero dicotomico è un modo di pensare aut aut, che ci impedisce di essere felici.
Si tratta di un meccanismo psicologico di difesa, per distaccarci emotivamente da persone e cose che potrebbero provocarci sofferenza, spesso trovando in un comportamento che giudichiamo sbagliato la “scusa” per non affezionarci troppo.
Ma la realtà è molto più sfumata e sfaccettata, così come lo sono le personalità di chi abbiamo intorno e le relazioni che costruiamo.
Abbandonare il pensiero dicotomico ci aiuta a vivere più felicemente la vita.
Bianco o nero: i poli opposti nei processi cognitivi
Pensare per poli opposti è la base dei processi cognitivi del nostro cervello, ancora oggi. Impariamo a riconoscere gli aspetti del mondo attraverso il confronto e il paragone fra due elementi: è il processo di significazione.
Attraverso la significazione, creiamo una relazione tra un oggetto reale e il suo significato (e i suoi contrari), attraverso la rappresentazione mentale.
L’uso della rappresentazioni è fondamentale per sviluppo psicologico della persona e ci permette di interagire mentalmente con un elemento, anche senza averlo mai sperimentato nella realtà. L’esempio più calzante è quello del linguaggio, che è il nostro modo di manifestare un pensiero.
Ricordiamo tutti la pipa di Magritte, il disegno di una pipa con la didascalia “Ceci n’est pas une pipe”. Ecco: stava a significare proprio che quell’immagine non era una pipa, ma la rappresentazione dell’oggetto che chiamiamo pipa. La realtà è più complessa, quindi, del sistema di opposizioni con il quale ci rappresentiamo schematicamente il mondo.
Perché non pensare per opposizioni ti rende più felice
Pensare per poli opposti vuol dire esprimere un giudizio. Nel sesto secolo a.C, il filosofo Parmenide aveva descritto tutto l’universo per opposizioni: da un lato, c’erano i poli positivi (per es. la luce, l’essere), dall’altro, quelli negativi (il buio, il non-essere).
Quando pensiamo in bianco e nero diamo alle persone e alla situazioni un giudizio del tipo: buono vs cattivo; giusto vs sbagliato. I comportamenti umani e le circostanze in cui ci troviamo a vivere ogni giorno, però, sono molto più sfumati.
Accettare che le motivazioni delle azioni delle persone siano influenzate da tanti elementi personali, culturali, psicologici, caratteriali o di circostanze, invece, vuol dire empatizzare. Di solito, chi usa il pensiero dicotomico esercita giudizi sia su di sé che sugli altri. Un’attitudine, questa, che impedisce di essere in pace e di vivere felici.
All’origine di questo comportamento, come dicevo, c’è spesso un meccanismo di autodifesa. Non empatizzare con gli altri e con le situazioni aiuta a non soffrire delle scelte e delle decisioni altrui. Mancanza di autostima, di fiducia in noi stessi e motivazioni che risalgono allo sviluppo della nostra personalità, possono portarci nell’inganno del pensiero dicotomico.
Analizzare il nostro vissuto e le ragioni per le quali si vede il mondo in bianco e nero può aiutarci a sbloccare alcune situazioni della nostra vita e viverla più serenamente.
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