//Come combattere la depressione

Come combattere la depressione


Come combattere la depressione

Come combattere la depressione? Come aiutare un familiare o un amico a guarire? Questo disturbo dell’umore, molto frequente, ha un impatto davvero pesante sulla vita di chi ne soffre. La malattia non coinvolge solo la persona che ne è affetta, ma anche i familiari e i cari.

In questo articolo, vorrei dare alcuni suggerimenti che si basano sulla mia esperienza clinica come psicologa a Forlì.

Si tratta sia di cose da fare, che di cose da non fare, per aiutare a guarire chi soffre di depressione.

Sono consigli di massima, perché ogni caso ha le sue particolarità. Prima di decidere come comportarsi è bene condividere informazioni e proposte con lo psichiatra, lo psicologo e/o il medico di fiducia.

Che cos’è la depressione

Prima, però, una breve descrizione della depressione maggiore o depressione clinica. Non si tratta solo di tristezza o malumore. Anzi, è una condizione patologica protratta nel tempo che ha sintomi psichici e anche fisici. 

Quando si cerca di scomparire, ma l’unico desiderio è essere trovati
Dipinto di Carsten Dahl

Chi è depresso perde interesse per le attività quotidiane, sperimenta il senso di inutilità, non riesce a conservare relazioni umane funzionali, non riesce a lavorare. Nulla sembra dare piacere o sollievo e perfino lavarsi, vestirsi, mangiare diventano azioni impossibili.

A livello fisico, si perde il sonno (o si dorme tutto il giorno) e c’è un calo importante delle capacità attentive, della libido e dell’umore in generale. Non sono rari squilibri ormonali, perdita dei capelli, eccesso di fame o, viceversa, inappetenza.

Se uno o più di questi sintomi si protraggono per più di 15 giorni, anche in assenza di situazioni stressanti che possono giustificare un malumore, è importante chiedere aiuto allo psicologo e/o al medico psichiatra.

Cosa non fare

Ci sono alcune cose che non andrebbero fatte, per aiutare un amico o un familiare a combattere la depressione:

  • non vergognarsi e non nascondersi: la depressione è una patologia e né il depresso né le persone che gli sono intorno ne hanno colpa;
  • non forzare la persona a uscire o fare attività ricreative, perché potrebbe rinforzare l’idea che ha una responsabilità per la situazione in cui è caduta;
  • non evitare di affrontare la malattia, che va accettata e richiede di essere presenti, per la persona malata, anche se quello del caregiver è un ruolo molto faticoso.

Come combattere la depressione

Dal buio della depressione si può uscire.
Foto di Paolo Acciai

Cosa fare, allora? Per combattere la depressione consiglio di chiedere aiuto al medico di fiducia, allo psicologo o allo psichiatra già dai primi tempi in cui si manifestano i sintomi. Se lo stato depressivo si protrae per più di due settimane, suggerisco di intervenire.

Il medico o il medico psichiatra possono prescrivere farmaci in grado di aiutare l’organismo del depresso a riequilibrare le funzionalità neurologiche che regolano l’attività psichica. Tuttavia, ho sperimentato nella pratica clinica l’importanza della psicoterapia.

L’approccio cognitivo-comportamentale dà ottimi risultati perché educa il depresso a mettere in campo delle strategie mentali e di comportamento che lo aiutano a reagire alla malattia. Lo stesso vale per i metodi che si basano sulle teorie sistemiche e psicoanalitiche. Questo a motivo del fatto che, nonostante le differenze, tutti sviluppano la capacità di relazione con gli altri e quindi aumentano la fiducia in se stessi migliorando l’ autoefficacia.

La psicoterapia richiede tempo, è un percorso lungo e spesso faticoso per il paziente e i familiari, ma nel lungo periodo è ciò che può fare la differenza.

Se si ha  vicino una persona che soffre di depressione e si vuole essere d’aiuto, allora, senza costringerla, è indispensabile farle capire che con l’aiuto dei professionisti e con il supporto dei familiari e degli amici, può guarire.

Per ulteriori informazioni o per prenotare un consulto psicologico, contattami.

Le informazioni riportate nell’articolo sono indicative e non sostituiscono il parere del medico o dello psicologo sui singoli casi individuali