//Ecco come si sviluppa l’autostima

Ecco come si sviluppa l’autostima


Autostima

Autostima è una parola spesso abusata, ripetuta e applicata senza conoscerne il vero significato in psicologia e la sua centralità nella costruzione dell’individuo.

Infatti, psicologicamente, l’autostima è il corretto giudizio di sé, che include l’accettazione dei propri limiti così come la consapevolezza dei propri punti di forza.

Come si sviluppa l’autostima nel corso della vita

Come ogni processo fondante della nostra personalità, l’autostima dipende in larga parte dal rapporto con i genitori (o le figure di accudimento) nella prima infanzia. 

I bambini che sono amati, protetti e sostenuti, ma lasciati liberi di esplorare, sperimentare e fallire, tendono a sviluppare un giudizio di sé migliore e più equilibrato da adulti.

Viceversa, bambini non amati, non accuditi, abusati, o viceversa bambini iperprotetti, rischiano di avere carenze di autostima.

Ma la consapevolezza dei propri pregi e dei propri difetti, del proprio valore, cambia nel corso degli anni grazie alle esperienze. Quanti più successi sperimentiamo, tanto più alta diventa la nostra autostima. Ma come devono essere questi “successi”?

Autostima e successo

Il concetto di successo è fortemente influenzato dalla cultura e, a partire dallo sviluppo dei mass media e poi dei social network, anche dal marketing e dalle pressioni economiche.

Oggi è presente un’idea di successo che è fatta di ricchezza economica, bellezza fisica, vita gaudente. Un bombardamento mediatico che ci spinge verso obiettivi non raggiungibili, generando frustrazione e ferendo la nostra autostima.

Ma autostima e successo sono due elementi che vanno di pari passo. I successi devono essere ottenuti a fronte di obiettivi realistici, raggiungibili, sfidanti ma non utopici. Però, capire quale obiettivo è sfidante per le nostre capacità è necessario avere già un giudizio equilibrato di sé e delle proprie capacità (autoefficacia).

Sperimentare il successo su obiettivi allineati con aspettative realistiche, aumenta l’autostima. Viceversa, darsi obiettivi troppo al di là delle nostre possibilità genera frustrazione.

D’altro canto, la bassa autostima può indurci a rinunciare all’azione, innescando un cortocircuito che finisce per alimentare le insicurezze e la scarsa stima di sé.

Il successo sociale ha un peso enorme nello sviluppo dell’autostima: avere una buona vita di relazioni, essere accettati ed apprezzati, anche da adulti, contribuisce ad innalzare l’asticella. Viceversa, chi affronta una condizione di rifiuto sociale o di emarginazione, perde progressivamente la stima di sé e rischia di ripiegarsi nella solitudine e nell’apatia.

Autocompassione e autoefficacia

L’autostima porta con sé altre due competenze: l’autocompassione e l’autoefficacia.

L’autocompassione è l’accettazione dei propri limiti, dei propri errori e dei propri difetti. Chi ha autocompassione non rinuncia a migliorare o a rimediare ad uno sbaglio, ma riesce ad accettare questa dimensione come parte dell’esperienza umana. 

Questa attitudine aiuta a fare costantemente passi avanti, ma in un clima interiore sereno, disteso e libero dall’imperativo del perfezionismo.

L’autoefficacia è invece la contezza di avere un giudizio equilibrato riguardo le proprie capacità di raggiungere un certo obiettivo, di eseguire le azioni utili per raggiungerlo, di poter rimediare davanti ad un errore, a un fallimento, di mettere in campo una strategia per migliorare le competenze richieste.

Autocompassione e autoefficacia ci aiutano a raggiungere più facilmente gli obiettivi con successo o ad accettare un fallimento con spirito positivo e senza perdere la fiducia. Sono, quindi, due competenze importanti per avere una buona stima di sé, senza entrare in paragone con gli altri o con le pressioni della cultura e dei media.

Questo articolo contiene informazioni generiche e non sostituisce il consulto di uno specialista.

Foto di Rosy / Bad Homburg / Germany da Pixabay