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Educazione finanziaria: perché iniziare da piccoli


Educazione finanziaria: foto con giocattoli e banconote

Cosa c’entra l’educazione finanziaria con la psicologia? In verità, molto, dal momento che parlare di soldi è ancora un tabù. 

Mentre siamo sempre più liberi di fronte all’educazione sentimentale o sessuale, l’educazione finanziaria viene ancora trascurata. Tuttavia è un elemento centrale nella vita quotidiana di tutti.

Così impariamo a gestire il denaro solo facendone esperienza, spesso commettendo errori. La scuola e le famiglie in molti casi non agiscono sull’educazione economica dei bambini. Il vuoto educativo viene colmato da influencer e guru della finanza, che possono prospettare guadagni facili e soluzioni senza sforzo per arricchirsi.

Il nostro rapporto con i soldi è ricco di questioni psicologiche, di valori simbolici che vengono dati al denaro, al di là del potere d’acquisto. Inoltre, il denaro è legato ancora alla questione di genere, al senso di realizzazione di sé, al successo personale.

Il valore dei soldi

I soldi hanno un valore nominale ed un potere d’acquisto. Le variazioni in questo senso dipendono da una moltitudine di fattori geo-politici e dalle decisioni dell’alta finanza, dalle scelte delle Banche Centrali, dal fondo monetario internazionale ecc. I meccanismi sono difficili da comprendere e noi persone comuni non possiamo prenderne parte, ma influenzano nel profondo la nostra vita quotidiana.

A di là di questo valore quantificabile, il denaro assume tutta una serie di valori psicologici e simbolici a seconda della cultura a cui apparteniamo.

Il denaro ad esempio è legato a:

  • potere;
  • senso di realizzazione personale;
  • pregiudizi di genere;
  • sacrificio;
  • insicurezze;
  • sistemi valoriali;
  • senso di giustizia / ingiustizia;
  • riscatto;
  • speranze ecc.

Ad esempio, il rapporto delle generazioni precedenti con il denaro era un po’ diverso dal nostro. In primis, a guadagnare erano spesso solo gli uomini, mentre le donne risultavano escluse dalla vita lavorativa. In seconda istanza, c’era una maggiore tendenza a risparmiare per avere soldi da parte in caso di emergenze o per programmare spese oculate.

Per molti anni, spendere i soldi per lo svago, i viaggi, la cultura era un privilegio di poche classi sociali. L’idea che queste spese siano uno spreco è ancora radicata in alcune fasce di popolazione.

Ciò che non è cambiato è che l’educazione finanziaria viene impartita solo raramente ai bambini. Le famiglie tendono a escludere i piccoli dalle questioni economiche e, in età adolescenziale o pre-adulta, vengono coinvolti più spesso i figli maschi che le figlie femmine. Invece, educare i bambini sin da piccoli a gestire i soldi e capire a che cosa servono, può fare la differenza.

L’educazione finanziaria ad ogni età

Fino alla fine della scuola primaria, la capacità di astrazione è piuttosto ridotta. I bambini più piccoli  riescono a comprendere solo il valore della moneta come oggetto. La prima cosa che si apprende, quindi, è il valore del denaro come merce di scambio.

Il bambino osserva i genitori che danno del denaro al negoziante in cambio della spesa e impara questo comportamento.

Successivamente, i bambini apprendono che i soldi sono qualcosa di centrale nella vita dei genitori e degli adulti in generale. Apprendono che i genitori passano molte ore fuori casa “a lavorare” per avere il denaro, con il quale fare la spesa, comprare i vestiti, pagare il nuoto, le lezioni di inglese ecc.

A mano a mano che sviluppano le capacità cognitive e imparano a fare i conti, i bambini iniziano a capire il significato di costo e di resto. Quindi comprendono che non tutte le merci hanno lo stesso prezzo. 

Solo sviluppando le capacità di astrazione, in età adolescenziale, iniziano a comprendere il valore dei soldi. Il modo in cui questo valore è percepito, però, è anche frutto dell’esperienza personale, del vissuto in casa e della disponibilità economica familiare.

Tuttavia, nei giovani adulti si riscontra spesso un gap: quello di non sapere come gestire in maniera equilibrata i soldi. I ragazzi ormai adulti non hanno ancora appreso l’educazione finanziaria. Rischiano di restare senza credito, o di sviluppare un forte attaccamento (emotivo) al denaro.

La paghetta settimanale e mensile

La paghetta è uno strumento molto diffuso per abituare i bambini ad avere un tot di soldi da gestire ogni settimana o mese.

Se da un lato, questo può rappresentare davvero un modo per lasciare che i bambini sperimentino in autonomia la gestione economica, dall’altro lato potrebbe sortire l’effetto contrario. Avere sempre un budget a disposizione, senza sforzo, in alcuni casi facilita una gestione non oculata della paghetta e può favorire comportamenti dannosi (come l’acquisto di alcool).

L’alternativa è educare il bambino a richiedere dei soldi quando ne ha bisogno. Questo approccio, però, funziona solo se si spinge il bambino a motivare la sua richiesta, o eventualmente a contrattare. Se ad ogni richiesta di denaro, corrisponde sempre un consenso (senza controllo) da parte degli adulti di riferimento, si rischia di favorire comunque dei comportamenti nocivi.

Il salvadanaio

Figlio di una società diversa da quella attuale, il salvadanaio è il simbolo per eccellenza del risparmio. Veniva regalato ai bambini per insegnare loro a mettere da parte i soldi per poi acquistare qualcosa di valore, o per accumulare un po’ di credito da spendere al bisogno.

Se è vero che in questo modo ai ragazzi veniva insegnato a non sperperare, è anche vero che si favoriva un attaccamento emotivo ai soldi. Mettere la moneta nel salvadanaio attiva un sistema di piacere / ricompensa che porta ad accumulare soldi. E al momento di spenderli? La delusione poteva essere molta, perché ci si era ormai affezionati al salvadanaio e al suo contenuto.

L’equilibrio è molto delicato e dipende dal vissuto di ciascuna famiglia, dal sistema di valori, dall’effettiva disponibilità di denaro, dalla conoscenza delle attitudini dei figli.

Questi esempi però mostrano che il rapporto con il denaro non è mai solo funzionale, ma presenta molte sfaccettature psicologiche. 

A chi spetta fare educazione finanziaria?

Il primo luogo dell’educazione finanziaria dovrebbe essere la famiglia. Ogni nucleo familiare potrebbe individuare un modo proprio per abituare i più piccoli al fatto che il denaro deve essere gestito. La famiglia però è anche il luogo dove più facilmente il denaro si carica di valore emotivo, psicologico e relazionale:

  • il “sacrificio” degli adulti che vanno a lavorare per avere lo stipendio può trasformarsi in gratitudine, ma anche in senso di colpa; 
  • il possesso di denaro da parte di uno solo dei partner può causare accentramenti di potere o frustrazioni;
  • l’affezione per l’accumulo di soldi può incidere sulla volontà di spendere per la cultura e l’apertura degli orizzonti dei figli;
  • l’eccessiva prodigalità può impedire ai ragazzi di capire il valore del denaro e portarli a spendere in modo non oculato, o ad adottare comportamenti nocivi e superficiali.

Per questo, l’educazione finanziaria non può essere appannaggio solo delle famiglie. Occorrerebbero, anzi, programmi scolastici finalizzati proprio ad insegnare ai ragazzi come gestire i soldi. Tali programmi dovrebbero essere commisurati alle capacità e all’età degli studenti.

Per tappa progressive, l’obiettivo finale dovrebbe essere quello di costruire dei giovani adulti capaci di prendere decisioni economiche, stipulare assicurazioni, piani di accumulo e gestire in maniera sufficientemente serena ed equilibrata la quotidianità.

Del resto, dal momento che tendiamo ancora a non parlare di soldi fuori dalla ristrettissima cerchia familiare, i ragazzi hanno difficoltà ad imparare la gestione anche imitando gli altri. Nella stragrande maggior parte dei casi non sappiamo quanti soldi ci sono sul conto corrente dei nostri familiari e amici, come hanno deciso di investirli, se hanno aperto fondi o assicurazioni o altro.

Questo vuoto educativo viene pericolosamente colmato dai guru della finanza sui social network, che propongono soluzioni facili per guadagnare soldi, naturalmente in poco tempo.

Criptovalute e “mentalità da vincenti” sembrano essere gli amuleti a cui ricorrere per avere denaro disponibile, una sorta di pensiero magico dell’economia, che taglia fuori l’educazione finanziaria.

Solo attraverso un’educazione funzionale all’uso del denaro è possibile avere gli strumenti per gestire in modo efficace le risorse a propria disposizione. Non solo: iniziare dei programmi educativi sin da piccoli aiuta a costruire un rapporto emotivo e simbolico più equilibrato con il denaro, per considerarlo uno strumento utile, ma non il fine ultimo dell’esistenza.