Festa della donna 2023: abbiamo raggiunto la cosiddetta parità di genere?
La Festa della Donna dovrebbe essere un’occasione per riflettere sulla parità di genere, intesa come parità di stipendi, di opportunità lavorative e sociali, di diritto a bilanciare vita privata e lavoro, di esprimere opinioni, raggiungere traguardi e sfuggire agli stereotipi.
Se è vero che rispetto a moltissime altre realtà nel mondo, (come stiamo drammaticamente vedendo nella situazione in Iran o in Afghanistan) la condizione femminile non è neppure lontanamente paragonabile a quella occidentale, anche nel nostro mondo privilegiato c’è ancora un po’ di strada da fare.
Stereotipi e aspettative sociali
Gli stereotipi della donna madre e angelo del focolare sono implosi. Oggi alla donna è formalmente riconosciuto il diritto di raggiungere la gratificazione personale e professionale percorrendo le strade che meglio ritiene.
Dietro questa conquista si è però nascosto un rischio altrettanto insidioso, che è quello di moltiplicare le aspettative sociali. Serpeggia un’idea dominante per la quale la donna deve faticare molto più di un omologo uomo affinché venga riconosciuto il suo valore.
Sempre di più la società, spinta dalla cultura dell’apparenza dei social, chiede alla donna di essere bella, non eccessivamente bella; magra, non eccessivamente magra, con un bel corpo tonico, ma disposta ad accettare i difetti; madre, ma non solo; moglie, amante, sexy ma non volgare o procace; lavoratrice, ma madre e moglie che gestisce la casa e provvede all’accudimento ecc.
Uno standard di perfezione assolutamente irraggiungibile che finisce per danneggiare soprattutto chi una personalità formata non ce l’ha ancora: le donne giovani e le adolescenti.
La madre
Uno degli archetipi più forti è quello della madre. La leggenda dell’istinto materno è una costruzione culturale che rafforza un’idea sbagliata secondo la quale ogni donna ha la vocazione alla maternità.
Il mestiere di madre, però, non si apprende partorendo, ma il rapporto con il figlio – alla stregua di qualsiasi altra relazione – si costruisce con il tempo. Un rapporto particolare, che può risentire in maniera drammatica della pressione imposta dalle aspettative sociali. Questa pressione provoca in quasi tutte le madri un forte senso di inadeguatezza al ruolo. Molte donne affette da depressione post partum – una vera e propria patologia, non una scelta – sviluppano un profondo senso di colpa per i sentimenti che provano.
Donne e salute
Anche il rapporto tra le donne e la salute non è ancora del tutto pari a quello maschile. Da un lato, la medicina di genere (che affronta le patologie tenendo conto delle differenze fisiologiche tra l’uomo e la donna) non si è ancora affermata nella sanità e nelle terapie quotidiane di molte pazienti.
Dall’altro lato, molte patologie femminili vengono diagnosticate in ritardo, perché sottovalutate o perché attribuite a cause psicologiche e non fisiologiche. Il dolore della donna non è ancora riconosciuto come sintomo certo di malattia. Anzi, è ancora – troppo spesso – guardato con un occhio paternalistico, che interpreta la donna come un essere fragile, che tende a lamentarsi, che piagnucola o ha paura.
Alcune patologie talvolta invalidanti colpiscono moltissime donne, ma non hanno ancora un iter terapeutico certo a causa di un ritardo evidente e inspiegabile nell’essere riconosciute come malattie. Se problematiche diffuse come la fibromialgia o la vulvodinia colpissero la stessa percentuale di popolazione maschile, il riconoscimento e la terapia tarderebbero lo stesso così tanto?
Questo articolo è puramente informativo e non sostituisce il alcun modo il parere di uno specialista.