//Gaslighting: manipolare la mente degli altri

Gaslighting: manipolare la mente degli altri


gaslighting

Gaslight era il titolo di un’opera teatrale, poi portata al grande pubblico da Ingrid Bergman nel 1944. In questo racconto, un marito manipola la percezione e i ricordi di sua moglie con piccoli stratagemmi, come abbassare la potenza delle luci a gas (gaslight, appunto). La donna arriva a dubitare di sé, delle proprie convinzioni e della propria lucidità.

La pièce e il film hanno dato origine al termine “gaslighting”, utilizzato oggi nel linguaggio comune e in psicologia per definire la manipolazione maligna della mente altrui. 

Gaslighting: significato e spiegazione

Il gaslighting è un modo subdolo e intenzionale di manipolare la percezione degli altri e di contraffare la verità e i fatti. Nella vittima, questo atteggiamento può creare sfiducia, dipendenza, dubbi sulle proprie capacità di giudizio, malessere e in alcuni casi anche problemi psicologici importanti come ansia o depressione.

Quasi sempre, il manipolatore adotta questi comportamenti per rendere più addomesticabile la vittima, rendendola sottomessa e docile.

Il fenomeno si realizza soprattutto in relazioni di coppia squilibrate, dove c’è una persona dominante. Può essere saltuario, come nel caso di partner che tradiscono l’altro e cercano di negare l’evidenza, oppure continuativo. 

Anche le famiglie possono essere un terreno fertile per il gaslighting che, infatti, avviene più facilmente quando c’è un rapporto affettivo molto stretto.

Come riconoscere il gaslighting

I manipolatori tendono ad avere tratti di personalità narcisistici e sono poco empatici. Gli schemi che adottano sono ricorrenti, ad esempio:

  1. usano il vittimismo per colpevolizzare la vittima;
  2. usano modi di fare autoritari per imporre il dominio sull’altra persona;
  3. fingono di non accorgersi di qualcosa o di non saper fare qualcosa per evitare responsabilità;
  4. millantano doti, ricchezze, esperienze di vita e talenti che non posseggono, spesso svalutando il / la partner;
  5. si mostrano deboli, bisognosi di aiuto e di assistenza da parte della vittima.

D’altro canto, anche le vittime di gaslighting vivono sensazioni simili e riconoscibili:

  1. provano sfiducia nelle proprie capacità;
  2. non riescono a prendere decisioni in autonomia;
  3. si colpevolizzano;
  4. giustificano il comportamento del / della partner anche davanti agli altri.

Cosa fare se si vive un’esperienza simile?

Se si percepisce di vivere con un gaslighter, è importante valutare attentamente la situazione per scegliere la strada più adeguata da percorrere.

Parlarne con amici e persone fidate per chiedere un parere è un primo step, utile anche a comprendere la percezione delle persone “esterne” alla relazione.

La psicoterapia può aiutare sia la vittima sia il gaslighter a superare le problematiche individuali,  può rivelarsi utile per costruire relazioni più equilibrate, a partire proprio dalla comunicazione.

Sistemare le cose non è sempre possibile, soprattutto quando il comportamento del gaslighter è intenzionale o se vi è una patologia psichiatrica alla base.

Prendere consapevolezza della situazione disfunzionale e consultare uno specialista è comunque il primo passo per spezzare il circolo vizioso del gaslighting. Se la relazione disfunzionale è caratterizzata da violenza psicologica, verbale o fisica è bene prestare la massima attenzione, interrompere la relazione e se necessario rivolgersi ai centri antiviolenza o alle istituzioni competenti.

Questo articolo contiene informazioni generiche e non sostituisce il parere di un professionista.