//Imparare stanca

Imparare stanca


Ho lavorato una vita nella scuola e ho amato molto il mio lavoro, mi sono spesa per dare ai bambini che mi erano affidati il meglio, umanamente e professionalmente. Ho lottato, combattuto e anche sofferto per difendere e diffondere i principi fondanti del mio operare e anche se oggi non insegno più, il richiamo a quel mondo è forte e continuo a seguire e a dare il mio contributo, in altro modo, affinché la scuola sia, insieme alla famiglia, un’agenzia educativa e formativa seria, affidabile, perno della società, una scuola di tutti e di ciascuno, espressione di un comune pensiero libero, civile, critico, democratico.

Riporto, pertanto, una riflessione di Michele Serra apparsa sul “Venerdì” di Repubblica alcune settimane fa che condivido, non per innescare polemiche, ma quale motivo di riflessione per chi avesse voglia di farlo.
Serra afferma che esiste una perdurante tenace separazione di classe (nelle zone ricche i ragazzi se la cavano meglio), ma esprime anche un dubbio: “il dubbio è che l’inclusività della scuola non sia in conflitto con la sua serietà o, per usare un termine più classico con la sua severità. Nella scuola di Barbiana, don Milani, che della scuola come strumento di parità sociale fece la sua ragione di vita, fu un docente molto severo: “ogni parola che non impari oggi è un calcio in culo che riceverai domani” diceva ai suoi ragazzi poveri per spronarli ad imparare. Be’, la mia sensazione è che non solo a scuola, ma nella società in generale, lo strumento della fatica sia il più desueto.

Tutto deve essere veloce e facile, a portata di meno e anzi di dito. E questo fa male alle persone in generale, ai ragazzi in particolare. Nessun risultato si ottiene senza spendere qualcosa di sé, nessuna tecnologia potrà mai sollevarci dalla fatica di pensare. Ancora oggi, quando esito di fronte a una frase (avrò usato le parole giuste? O temo il giudizio dei lettori -e sono 45 anni che scrivo per mestiere – mi riconosco nel principio aureo della fatica, della riflessione, della dialettica, del dubbio: cose imparate a scuola. La scuola deve includere tutti, ma proprio tutti, però a tutti deve dare, con pazienza, amore e intransigenza, il dono della fatica. Lo so che è una sintesi breve e facile. Ma credo non esista altra via”.