//Lacrime: perché solo gli esseri umani le producono nel pianto?

Lacrime: perché solo gli esseri umani le producono nel pianto?


disegno di donna con lacrime

Solo gli esseri umani producono lacrime quando piangono. Anche altri animali, soprattutto i nostri parenti più stretti, i primati, si lamentano ed esprimono dolore fisico, paura o malessere attraverso versi simili a guaiti o urla. Ma la lacrima è una prerogativa della nostra specie. Il mistero potrebbe essere dovuto al nostro essere animali sociali: le lacrime non solo esprimono emozioni profonde, ma creano anche connessioni con gli altri.

Da dove escono le lacrime?

Le lacrime sono il liquido che ricopre come una pellicola la congiuntiva, cioè la membrana che avvolge la parte anteriore del bulbo oculare. Hanno una funzione importante per proteggere e lubrificare l’occhio. Vengono prodotte dalle ghiandole lacrimali e escono verso l’occhio da una serie di tubicini chiamati dotti lacrimali.

Se questo avviene in quasi tutti gli animali, c’è una caratteristica che è propria della specie umana: produrre lacrime quando si vive un’emozione forte, positiva o negativa.

Esistono lacrime di gioia, di tristezza, di orgoglio, di paura e i nostri simili sono in grado di interpretarle. Di conseguenza, grazie alle lacrime, entriamo in empatia molto profonda con altre persone e questo rafforza i legami sociali, come in nessun altro caso, nel mondo animale.

Che ruolo ha il pianto nelle relazioni sociali?

Se ad un certo punto dell’evoluzione umana è avvenuta questa mutazione ed è rimasta con noi fino ad oggi, è proprio perché le lacrime emotive portano un vantaggio importante per una specie sociale come la nostra.

Non solo siamo in grado di comprendere le emozioni di un’altra persona se la vediamo piangere, ma possiamo anche distinguere se si tratta di lacrime di felicità o di tristezza, di dolore o di paura.

Peraltro, l’essere umano ha sviluppato una capacità empatica che chiama in causa molte complesse connessioni neurali. Ci basta ascoltare una canzone, leggere una storia o guardare un film alla TV per immedesimarci  nelle emozioni dei personaggi (anche fittizi) e piangere come se gli eventi ci riguardassero in prima persona.

Questo avviene, a maggior ragione, quando un amico, un partner o un famigliare ci comunicano le loro emozioni: sappiamo farle nostre.

Si può piangere per finta?

Piangere per finta è molto difficile anche se, a pari di tutte le forme di comunicazione, anche il pianto può essere manipolato.

Lo fanno ad esempio già i lattanti, quando capiscono che il pianto attira le attenzioni della mamma. Questo comportamento, peraltro, è riscontrabile anche in alcuni primati. Tanto le mamme umane quanto le mamme scimpanzé, però, sanno distinguere un pianto reale da uno finto.

Alcuni muscoli, come quello mentoniero che inarca il labbro inferiore in modo innaturale quando piangiamo, o la muscolatura che abbassa gli angoli degli occhi, possono essere attivati quasi esclusivamente a livello inconscio.

Diversi studi hanno cercato di capire se il pianto e le lacrime vengano attivati dal sistema nervoso simpatico o da quello parasimpatico. Il primo presiede le attività inconsce, il secondo invece quelle razionali. Nel primo caso, a provocare il pianto e le lacrime sarebbero le emozioni forti nel momento in cui si manifestano; nel secondo caso, il pianto potrebbe avere la funzione di ripristinare l’equilibrio dell’organismo dopo lo shock dovuto all’emozione.

Le lacrime degli uomini e le lacrime delle donne

Secondo alcune ricerche condotte negli anni 80, le donne sarebbero molto più inclini a piangere rispetto agli uomini e con una frequenza maggiore.

In questo caso, però, è difficile dire se si tratta di una questione legata al sesso biologico (per esempio a una matrice ormonale) oppure a un fatto di educazione di genere e di stereotipi.

Fino a anni recentissimi, infatti, l’uomo che piange non è stato ritenuto abbastanza macho. Mentre un altro stereotipo vorrebbe la donna ipersensibile e di lacrima facile.

Nell’espressione biologica e culturale delle lacrime allora si fondono tanti elementi diversi, che vanno da fattori squisitamente evolutivi e antropologici, fino a disposizioni sedimentate nella cultura. Ma è proprio questa complessità a rendere così unico  e profondo questo modo di comunicare che appartiene solo alla specie umana.

TAGS: