//Minori e social network: quali insidie?

Minori e social network: quali insidie?


minori usano social network

L’età media per avere accesso ai social network è di 14 anni, o 13 con il consenso dei genitori. Eppure più della metà dei preadolescenti, a partire dai 9 o 10 anni, ha un profilo social e utilizza WhatsApp.

Questo comportamento diffuso è rischioso per i ragazzi, sia sul piano dello sviluppo psicologico che per quanto riguarda il pericolo di essere raggirati da cyber criminali.

Minori e social network: cosa succede sul piano psicologico

L’uso dei social network in età precoce sembra avere degli effetti negativi sullo sviluppo psicologico dei giovanissimi. Ansia sociale, stress, senso di inadeguatezza sembrano essere acuiti dall’uso dei social. Il desiderio spasmodico della visibilità spinge a una comunicazione e ad azioni spesso violente e pericolose per sé e per gli altri. I comportamenti vengono valutati sulla base dei like che ricevono e non sulla base del loro valore o disvalore con tutte le conseguenze che ne derivano.

Un altro rischio legato ad un uso eccessivo del mondo digital è il ritiro sociale, anche conosciuto come Hikikomori. E poi c’è una paura dei nostri giorni: la FOMO (Fear Of Missing Out) e cioè l’ansia di essere tagliati fuori da ciò che fanno tutti gli altri.

Non bisogna poi trascurare il fatto che l’adolescenza è il periodo di ribellione verso i genitori. Gli adolescenti e i preadolescenti, anche online, sono più inclini a disattendere le indicazioni dei “grandi”, adottando comportamenti trasgressivi e pericolosi. 

Senza un sufficiente controllo da parte dell’adulto, infatti, i ragazzi potrebbero condividere foto o video inadeguati, o iscriversi a app, gruppi e social non adatti alla loro età.

I pericoli delle challenge online

Non solo: la cronaca negli ultimi anni ci ha mostrato casi di challenge online estreme, spesso finite in tragedia. Il caso Blue Whale, una challenge online accusata di spingere i ragazzi all’autolesionismo e al suicidio, ha seminato il panico nei genitori nel 2017. Altre sfide di questo tipo si sono ripetute negli anni, con effetti collaterali estremamente rischiosi per i minori. Una notizia di questi giorni riguarda una ragazzina di 15 anni si è suicidata e i genitori hanno denunciato Tik Tok, perché la loro figlia avrebbe ricevuto, attraverso l’algoritmo del social in questione, raffiche di video sullo stesso tema.

Per fortuna non è tutto negativo: alcuni trend social per i giovanissimi stanno aiutando le nuove generazioni a sviluppare precocemente una coscienza sociale sui temi più sensibili, come il climate change o i diritti umani. Altri, stanno aiutando a risanare lo strappo generazionale, con canali e contenuti in cui i teenagers ballano o fanno altre attività divertenti con genitori e nonni.

Come per ogni cosa, ciò che conta è il modo in cui si utilizzano gli strumenti e la consapevolezza dei rischi, in primis da parte degli adulti. La tutela dei minori su internet infatti è fondamentale per evitare pericoli fisici reali e rischi psicologi che possono compromettere una crescita sana ed equilibrata. 

I rischi per l’incolumità fisica dei ragazzi

Oltre che i rischi di natura psicologica, l’uso non controllato dei social da parte dei minori può esporli a pericoli legati alla loro stessa incolumità. Il rischio di essere adescati da malintenzionati è purtroppo reale, su tutte le piattaforme social.

Da un lato è necessario il controllo da parte dei genitori e dall’altro è necessario un intervento efficace di educazione verso i rischi e i pericoli sul web. Ai ragazzi bisogna insegnare a non postare foto inadeguate e a non condividere dati personali, come il numero di telefono o l’indirizzo di casa. Un altro comportamento rischioso sul quale gli adulti dovrebbero vigilare riguarda l’accettare le richieste di amicizia da parte di sconosciuti e di interagire con essi.

Vale anche per WhatsApp?

Spesso i bambini non sono in grado di riconoscere il pericolo, e talvolta non sono neppure consapevoli dei rischi reali dell’interagire con degli sconosciuti online. Questo rischio è percepito come più probabile su social come TikTok, SnapChat, Telegram o Instagram. Al contrario, uno strumento come WhatsApp è ritenuto più sicuro, per avere conversazioni con i propri amici e compagni di classe.

Anche in questo caso è però necessario il controllo da parte dei genitori: immagini, video e contenuti violenti, osceni o inadatti ai minori possono circolare sui gruppi WhatsApp. Le conseguenze possono spaziare dagli impatti negativi sull’educazione alla sessualità e all’affettività, fino a rischi ancora maggiori, come ad esempio restare vittime di cyberbullismo, ricatti e revenge porn. 

Minori vs social: il trend del digital detox

Ma i giovanissimi sembrano essere anche intenzionati ad intraprendere una strada diversa rispetto alle generazioni precedenti, di fatto colte impreparate e travolte dall’esplosione del digital.

La Gen-Z è sempre meno interessata all’argomento social. In molti dichiarano di non avere un account su nessuna piattaforma o di aver eliminato i propri profili online. D’altro canto aumentano tra i giovanissimi le vendite di cellulare basici, con cui poter fare solo chiamate e messaggi (e eventualmente effettuare pagamenti). 

La direzione presa dai social, intanto, è sempre meno quella di condividere contenuti personali, ma si stanno trasformando in piattaforme su cui seguire i trend e gli argomenti che interessano di più.

Su tutti i pericoli e i trend che riguardano il mondo social e digital per i minori e i giovanissimi, gli adulti di riferimento sono tenuti a vigilare con attenzione. Attraverso la connessione i ragazzi sono esposti ad un mondo vasto. Già da piccolissimi hanno capacità tecniche per utilizzare ogni app e ogni dispositivo, ma spesso manca una cultura di fondo sull’uso consapevole della tecnologia. Questa carenza rende i bambini e gli adolescenti molto vulnerabili davanti ai rischi del web.

Il permissivismo ad oltranza, ivi compreso l’uso indiscriminato dei social, andrebbe rivisto e, sicuramente, normato. I “no”, possono salvare la vita.


Questo articolo presenta il problema da una prospettiva generale e non sostituisce il parere di un professionista sui casi specifici.