//Perché la paura è così difficile da curare? Che cosa si può fare quando la paura è obiettivamente irrazionale?

Perché la paura è così difficile da curare? Che cosa si può fare quando la paura è obiettivamente irrazionale?


Perché la paura è così difficile da curare? Che cosa si può fare quando la paura è obiettivamente irrazionale?

La paura è un’emozione dalle radici profonde, difficile da controllare , perché non è solo uno stato mentale, ma anche chimico: ci spaventiamo automaticamente, in situazioni che erano una minaccia già per i nostri antenati. A volte non possiamo proprio evitarla, ma spesso non sappiamo neppure valutarne il livello e l’intensità ed è questo uno dei motivi per cui è così difficile da curare.
Tendiamo, infatti a personalizzare il rischio, a provare un senso non realistico di pericolo anche quando veniamo a sapere di un brutto episodio accaduto a qualcun altro e i progressi della società dell’informazione ci spingono a concepire come una minaccia personale anche ciò che accade all’altro capo del mondo, aumentando la tendenza a spaventarci per rischi inesistenti.
Le cronache e i media alimentano quotidianamente la paura sociale che, come descrive Zygmunt Bauman, è una “paura liquida”, che proviamo indipendentemente dalla presenza o meno di una reale minaccia, ma che modifica la nostra percezione del mondo e di conseguenza i nostri comportamenti, le nostre scelte e la nostra salute mentale.
Non è un caso che il tema della sicurezza domini la scena politica mettendo in secondo piano problemi più urgenti che affliggono la maggior parte dei cittadini italiani, come il lavoro e la casa, la “sicurezza” continua ad essere l’espressione sacra, il vessillo a cui appendere stranieri, immigrati, rom, maestre, educatori si vende l’illusione che l’installazione di telecamere ovunque possa proteggerci da tutti e da nessuno, da tutto e da niente, e così facendo l’insicurezza e l’ansia aumentano, la paura fa ancora più paura, perché non esiste un nemico identificabile.
D’altro canto, le ricerche ci dicono che uno stato ricorrente o incessante di paura, ha sul corpo umano effetti molto negativi e a lungo termine può determinare cardiopatie, depressione, comportamenti ossessivi che possono limitare in modo importante la vita quotidiana.
Numerosi studi confermano che la dimensione della paura ha le sue radici nel primissimo periodo della vita e a fare la differenza è un corretto rapporto del bambino con le figure adulte di accudimento. La mancanza o un rapporto sbilanciato tra confidenza e diffidenza con gli adulti di riferimento determinano l’insorgere di sindromi persecutorie di varia natura, la messa in atto di meccanismi di difesa nei confronti di tutto e di tutti, l’incapacità di vedere e valutare il pericolo o dove riporre la fiducia.
Cosa possiamo fare? Non esiste una cura universale, ognuno è figlio della propria storia, le variabili individuali sono molteplici ed estremamente diverse, ma attualmente, un percorso di rieducazione e sostegno psicoeducativo/affettivo si è dimostrato la soluzione di maggior efficacia.
Rieducare il cervello ad affrontare situazioni concretamente pericolose, capire che per vincere la paura dobbiamo riconoscerle la sua funzione originaria che è quella di istinto primordiale che ci protegge da danni fisici concreti, dobbiamo acquisire la consapevolezza che personalizzare la paura non fa che aumentarla, dobbiamo opporci e reagire alle campagne mediatiche dei potenti che ci fanno sembrare reali minacce assai fittizie e inesistenti.
E’ necessario vedere quali aspetti della nostra vita possiamo controllare e tutelarci con coraggio da quelli che sono realisticamente fuori dal nostro controllo.