Quel malessere dietro lo shopping compulsivo
Di shopping compulsivo soffre una fetta di popolazione sempre crescente. La “malattia dello shopping” è nata e si è diffusa con la grande distribuzione organizzata. Il benessere economico ha fatto sì che sempre più persone potessero acquistare anche beni non necessari. Un mondo sempre più caotico e complicato che mette in crisi l’identità e le relazioni interpersonali ha fatto poi la sua parte.
Dietro l’acquisto compulsivo, spesso, si nasconde un intreccio di malesseri personali e sociali che si esprime anche nell’impulso a comprare.
Come riconoscere lo shopping compulsivo
Moltissime persone trovano piacevole fare shopping e quasi tutte, almeno una volta nella vita, hanno acquistato qualcosa di cui non avevano bisogno solo per premiarsi di aver fatto qualcosa di positivo o per coccolarsi dopo una delusione.
Questo atteggiamento non può essere definito patologico.
Gli acquisti compulsivi sono, invece, riconoscibili perché innescano dei comportamenti disfunzionali che possono mettere in crisi la vita quotidinana e relazionale delle persone. Ad esempio:
- si fanno acquisti reiterati di oggetti inutili;
- si prova senso di colpa oppure vergogna dopo lo shopping;
- vengono contratti dei debiti pur di acquistare oltre le proprie possibilità economiche;
- ci si ritrova ad acquistare grandi quantità di uno stesso oggetto;
- non si riesce ad uscire da un negozio senza avere acquistato;
- il pensiero dello shopping diventa un’ossessione;
- l’impulso a comprare è troppo forte per essere gestito o per rinunciare;
- se non si fanno acquisti si prova un malessere anche fisico.
Cosa si nasconde dietro la malattia dello shopping
Il disturbo psicologico che induce a fare acquisti compulsivi nasconde una profonda fragilità emotiva. Sullo sfondo c’è una società in cui l’identità personale è sempre più in crisi e con essa le relazioni con gli altri. Nel contempo viene proposto un modello di vita consumistico e legato all’apparire.
Sul piano personale, chi soffre di shopping compulsivo spesso ha o ha avuto anche altre problematiche come disturbi alimentari, ansia, depressione, dipendenze.
Spesso l’acquisto serve a colmare lacune affettive o relazionali, oppure a sostituire la relazione con gli altri con l’oggetto da consumare nell’immediato. Relazionarsi con altre persone è un rischio: si può essere rifiutati e si può rimanere delusi. Tessere rapporti profondi costa fatica ed energie. Al contrario, acquistare un oggetto dà una soddisfazione rapida ad una mancanza e innesca il gratificante senso di ricompensa.
Vengono così prodotti degli ormoni che entrano in circolo e ci fanno stare bene. Di qui il desiderio di acquistare ancora, che diventa una vera e propria dipendenza.
Il ruolo della psicoterapia
La psicoterapia è uno strumento per liberarsi dalla gabbia degli acquisti compulsivi e riprendere in mano la propria vita, soprattutto quando il disturbo ha un impatto sulla sfera economica, affettiva e identitaria.
Attraverso un percorso di psicoterapia si possono individuare le cause dell’impulso irresistibile a comprare. Inoltre, lo psicoterapeuta può insegnare a modificare la risposta comportamentale al desiderio di acquistare.
Si tratta di un percorso lungo, simile a quello che porta a liberarsi da altre dipendenze. Anche se spesso sottovalutata, la malattia dello shopping, è paragonabile ad altre patologie come la ludopatia e richiede un vero e proprio percorso di cura.
Questo articolo contiene informazioni generiche e non sostituisce il consulto di uno specialista.
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