//Skin hunger: il contatto fisico è un bisogno primordiale

Skin hunger: il contatto fisico è un bisogno primordiale


Contatto fisico tra due mani vs skin hunger

La skin hunger o fame di pelle è una reazione psicologica alla mancanza di contatto fisico. Si manifesta con stress ed ansia. Se ne è parlato molto dopo il lockdown per il Covid-19: ma siamo così sicuri che l’emergenza sia finita?

Dopo la pandemia, ad aver accusato maggiormente la mancanza di contatto fisico sono stati i più giovani, specialmente gli adolescenti. Anche sugli adulti l’impatto è stato negativo, ma hanno dimostrato statisticamente una resilienza maggiore, forse perché più abituati a gestire la mancanza di contatto e la solitudine.

Il problema però non è solo legato al Covid e al lockdown: per quanto concerne i giovani, la digitalizzazione ha spostato il mondo relazionale sul piano virtuale. D’altro canto, anche gli anziani vivono sempre più spesso in una condizione di emarginazione e solitudine, in cui il contatto fisico affettuoso non è più possibile.
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Quanto è importante il contatto fisico per il nostro benessere

La ricerca del contatto fisico è un comportamento primordiale che è stato rintracciato anche nei primati. Del resto, l’accudimento e il contatto con la mamma sono bisogni primari nei neonati. Crescendo, questa necessità permane.

Secondo gli studi condotti dopo il lockdown, bastano poche settimane di isolamento senza carezze, abbracci o contatti con altre persone per indurre stati depressivi e ansiosi o peggiorare disturbi psicologici già presenti.

Durante un abbraccio o un contatto fisico c’è un incremento della produzione di ormoni come la serotonina, le endorfine e la dopamina. Sono sostanze che entrano in circolo nel nostro organismo generando sensazioni di serenità, calma e benessere.
Ma stando ad alcuni studi, abbracci e carezze non servono solo a ridurre l’ansia e lo stress. Infatti potrebbero apportare benefici anche per la salute fisica, contribuendo al funzionamento del sistema immunitario e alla regolazione della pressione sanguigna.

La skin hunger nei giovanissimi e negli anziani

Dal punto di vista emotivo, adolescenti e anziani sono due categorie a rischio.
Nei più giovani, la digitalizzazione e lo spostamento della vita sociale sul campo virtuale hanno esteso il problema della skin hunger. L’esperienza dell’isolamento durante la pandemia ha rappresentato solo la punta dell’iceberg ed ha esasperato una tendenza già in atto.

L’adolescenza è un’età in cui il contatto con gli altri è fondamentale per costruire la propria identità. Non a caso è anche il periodo in cui si fanno le prime esperienze legate alla sfera sessuale.

Altro gruppo “fragile”, anche da questo punto di vista, è quello degli anziani, specialmente di chi è ammalato o risiede in strutture e riceve viste limitate da parte dei familiari. i ritmi della società moderna hanno reso sempre più difficile la gestione degli anziani, anche sul piano affettivo. Le famiglie non riescono più a far fronte all’accudimento fisico e psicologico e ricorrono a strutture specializzate. In molte di queste strutture gli anziani sono accuditi nel migliore dei modi, ma per questi “nonni” la carenza del contatto fisico con figli e nipoti ha un peso reale, in termini di salute psicologica e fisica.

Non a caso, assistiamo al boom della pet therapy in ambito assistenziale e ospedaliero, in cui accarezzare un animale sostituisce il contatto umano e contribuisce a placare la skin hunger. Sentire il calore del corpo di un altro essere vivente ha un effetto calmante e rasserenante, perché risponde ad un bisogno connaturato all’essere umano.

I gesti più efficaci contro la skin hunger

Ci sono dei gesti che secondo alcune ricerche risultano particolarmente efficaci per placare la skin hunger, conferire calma e serenità.
Il primo è senza dubbio l’abbraccio, di cui abbiamo già parlato. Contribuisce a sprigionare i cosiddetti ormoni della felicità. Sentire il calore dell’altra persona, ricevere una stretta forte, ha un preciso effetto biochimico, che abbiamo già analizzato

Ma secondo alcune ricerche c’è un secondo gesto particolarmente efficace per placare ansia e stress: dare delle carezze ripetute, ritmate, con cadenze regolari. Probabilmente tendiamo a sentirci rassicurati da questo tipo di contatto perché è quello che più spesso sperimentiamo nella primissima infanzia: i genitori infatti tendono ad accarezzare ripetutamente e con cadenza regolare i bambini per calmarli, tranquilizzarli o consolarli.

Non sempre è possibile ricevere un contatto umano quando ne abbiamo bisogno. Degli esperimenti hanno dimostrato che anche tenersi da soli una mano sulla pancia o sulla testa può avere un effetto calmante.
Altri sostituti possono essere un bagno caldo, o l’applicazione di creme e unguenti: entrambi attivano una risposta sensoriale che riproduce stimoli simili a quelli del contatto fisico con un’altra persona.

Ma ovviamente non è la stessa cosa. Il tatto è l’unico senso bidirezionale: non è possibile toccare senza essere toccati e non si può essere toccati senza toccare, con tutte le connesse implicazioni psicologiche.

Questo articolo contiene considerazioni di tipo generico e non sostituisce il consulto di uno specialista.